L’andamento dell’economia mondiale nel corso dell’anno appena andato in archivio, è stato segnato indelebilmente dall’inflazione. L’aumento dei prezzi è stato meno vigoroso rispetto al 2022, ma la scia della spirale inflattiva si è fatta sentire anche durante il 2023 ledendo la capacità di spesa dei risparmiatori.
E gli italiani, in tal senso, hanno accusato il colpo più di altri, considerato che l’elevata inflazione non è stata accompagnata da un aumento dei salari e ha eroso, conseguentemente, il potere d’acquisto dei cittadini del Belpaese. Il nostro paese è stato piuttosto deludente registrando una crescita del PIL assai contenuta (+0,7%), in netta controtendenza rispetto agli ottimi aumenti fatti registrare nel 2021 (+8,3%) e 2022 (+3,7%).
Cresce poco il PIL europeo: pesa la lieve recessione dell’economia tedesca
Certo, il problema del contenuto aumento del PIL non ha riguardato solo il nostro paese, come ben testimoniato dal recente reportage fornito dall’OCSE avente oggetto la crescita del PIL mondiale, che ha messo in guardia sui possibili rigurgiti di una spirale inflattiva che, al momento, pare essere sedata dai significativi aumenti dei tassi attuati dalle banche centrali.
La problematica dell’asfittica crescita del PIL, infatti, riguarda tutto il Vecchio Continente, che ha fatto registrare un modesto +0,6% a livello globale. A pesare come un macigno è stata l’economia tedesca, che ha fatto registrare un lieve decremento del PIL rispetto al 2022 (-0,1%) e non fa dormire sonni tranquilli all’Europa. D’altro canto, il ruolo della Germania, definita non a torto “la locomotiva economica europea”, è fondamentale per le sorti di tutto il nostro continente.
Nell’Eurozona, è la Spagna a incamerare il più importante aumento del PIL nel 2023
Non stupisce, quindi, che molti analisti europei abbiano chiesto un cambio di rotta alla Banca Centrale Europea, esplicando la necessità di un allentamento della stringente politica monetaria attuata negli ultimi diciotto mesi. Tutto, per quanto ovvio, dipenderà dai dati dell’inflazione, causa principale dei vigorosi aumenti attuati dalla BCE, ma gli ultimi dati sembrano propedeutici ad un’inversione della politica monetaria nel corso del secondo semestre del 2023.
Non tutti i paesi facenti parte dell’Unione Europea, tuttavia, hanno fatto registrare un modesto aumento del PIL. Se anche la Francia non sorride (+0,9%), la Spagna, viceversa, mantiene un buon ritmo di crescita (+2,4) e risulta la nazione dell’Eurozona che ha fatto registrare il più significativo incremento del Prodotto Interno Lordo durante lo scorso anno.
La resilienza dell’economia statunitense favorisce una crescita del PIL quattro volte superiore rispetto a quello dell’Eurozona
Anche chi ha deciso di uscire dall’UE, come la Gran Bretagna, non vive un momento di espansione del PIL. La “City” è cresciuta solo dello 0,5% nel 2023 e prevede un aumento assai contenuto anche nel 2024 (+0,7%). Diverso, invece, il discorso per quanto riguarda la prima superpotenza mondiale, che registra un aumento del PIL decisamente più interessante rispetto ai paesi europei.
L’economia statunitense si sta mostrando più resiliente al fenomeno inflattivo, nonostante la Federal Reserve abbia aumentati i tassi in misura maggiore rispetto alla Banca Centrale Europea guidata da Christine Lagarde, grazie anche a un mercato del lavoro ai minimi storici per quanto concerne il tasso di disoccupazione.
L’aumento del PIL degli USA nel 2023 è andato oltre ogni più rosea aspettativa, mettendo a segno un ottimo +2,4%. E anche le previsioni per il 2024, che attualmente vedono il PIL degli States in crescita del 1,5%, potrebbero essere riviste al rialzo durante i prossimi mesi, forse accompagnate da politiche fiscali maggiormente accomodanti in vista delle Presidenziali.
Paesi Emergenti, il vero traino alla crescita del PIL mondiale nel 2023
L’OCSE, tuttavia, fa notare come a far da traino alla crescita del PIL a livello globale (+2,9%) siano stati i paesi emergenti, grazie a un’economia più dinamica e dal potenziale tasso di crescita decisamente interessante. Investire a Dubai, dove il PIL cresce a un ritmo quasi doppio rispetto alla media mondiale, o in altre paesi emergenti dal potenziale di crescita elevato, è diventata ormai una consuetudine per chi dispone di capitali da voler rivalutare sia nel breve che nel medio periodo.
E anche per l’anno in corso, è assai probabile che le economie emergenti reciteranno un ruolo da protagonista nella conformazione del PIL mondiale, compensando la crescita economica contenuta della maggior parte dei paesi sviluppati.